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Le Parole che ho detto

Dal 7 al 17 Marzo 2020 Mancaspazio ospita una personale di Antonio Del Donno, curata da Chiara Manca e Paolo Cortese. Si tratta di una serie di lavori su carta, alcuni degli anni ’70, in gran parte inediti.

L’artista beneventino, legato alla Pop Art americana e al concettualismo italiano, realizza opere che offrono al vasto pubblico una serie di messaggi immediatamente leggibili, sintetici, quasi imperativi.

Nelle sue opere è sempre presente una propaganda contro il consumismo e la superficialità, attraverso le parole dei Vangeli, che prima prima in forma di libro in legno e poi su carta, caratterizzano la sua poetica dagli anni Settanta.

Del Donno non ha mai esposto in Sardegna, sembrava pertanto doveroso omaggiare anche nell’Isola un artista così significativo per il panorama artistico nazionale ed internazionale, le cui opere oggi sono esposte in permanente ad esempio, nella Sala Contemporanea dei Musei Vaticani, al Los Angeles Country Museum, al Museo Espanolo de Arte Contemporaneo di Madrid, alla Biblioteca Centrale Nazionale di Firenze, al Museum of Modern Art di New York e Oxford e alla Columbia University solo per citarne alcuni.

La mostra è stata realizzata in collaborazione con l’Archivio Antonio Del Donno e il suo Direttore Alberto Molinari, è curata da Chiara Manca e Paolo Cortese, il catalogo è stato realizzato da Sara Manca con fotografie di Nelly Dietzel e le traduzioni in inglese dei testi di Shahrazad Hassan. 

Artissima 2019

Three Approaches to Poetry

Mirella Bentivoglio, Amelia Etlinger ed Elisabetta Gut si collocano a pieno diritto nella corrente della Poesia Visiva, l’ultima avanguardia storica, sebbene all’interno di essa abbiano sviluppato poetiche proprie molto peculiari.

Amelia è colei che ha attaccato sul suo frigorifero un biglietto con su scritto “L’Arte è nemica della Poesia”. I suoi lavori di mail art più intensi sono frutto di un’ispirazione talmente intima e privata che il destinatario, per aprirli, non ha altra scelta che distruggerli.

Elisabetta invece è prima di tutto un’artista. Negli anni ’70 approda alla Poesia Visiva nella quale finalmente trova la possibilità di esprimere in totale libertà, tutti i sentimenti che le vengono suggeriti dall’ascolto di musica classica o jazz, dalla lettura di poesie ma anche dall’osservazione della natura. La padronanza del mezzo tecnico espressivo le permette di muoversi in maniera disinvolta, coniugando in modo impeccabile effetti di spinto lirismo e rigore formale.

All’opposto, l’approccio di Mirella è profondamente concettuale. Alla base del suo lavoro c’è una ricerca semiologica che la porta a lavorare su alcuni segni archetipici diventati poi negli anni i suoi tratti distintivi. A differenza di Gut ed Etlinger, nelle opere di Bentivoglio si percepisce una costante spinta verso la dimensione concreta e oggettuale quasi fino a voler riscrivere con la pietra il paradigma “verba volant”.

Tre modi, quindi, di fare poesia, intima, lirica e oggettuale, che ancora oggi le contraddistinguono destando stupore e ammirazione.

Paolo Cortese