La galleria brasiliana Mendes Wood DM inaugura il secondo progetto espositivo nella sede italiana di Villa Era a Biella. Sono in mostra i lavori di 5 artiste Mirella Bentivoglio, Nedda Guidi, Clemen Parrocchetti, Anna Bella Geiger e Rosana Paulino.
Il filo conduttore spiega Sofia Gotti, giovane curatrice milanese, docente di storia dell’arte contemporanea all’università di Cambridge, è l’utilizzo dell’archivio come strumento attivo del fare arte. Questo concetto, che è stato enucleato da Marco Scotini, era una pratica diffusa dagli anni ’70, attraverso la quale si creava una rete di scambio che favoriva non solo la promozione artistica ma lo stesso momento creativo. Molto prima cioè della “rete” telematica, la rete “postale” dava risultati che ancora oggi ci sorprendono. Al di là del filone della “mail art”, che meriterebbe un approfondimento specifico, è interessante constatare come artiste differenti sviluppassero in modo parallelo tematiche simili e come questioni come il rapporto con la natura fossero al centro di sperimentazioni metalinguistiche.
Sottolinea Franca Zoccoli, storica dell’arte protagonista di quel periodo, come all’epoca, le parole “ecologia” e “questione ambientale” fossero praticamente sconosciute. In tal senso infatti il lavoro di Mirella Bentivoglio esposto in questa mostra, “Addio agli alberi” del 1970, testimonia il ruolo profetico dell’artista che attraverso la sua sensibilità, prevede e denuncia la necessità di recuperare un sano rapporto con la Natura. Questa urgenza presente in maniera sottile in molti lavori di Nedda Guidi, diviene palese nelle sue “tavole di campionatura”. L’artista umbra infatti predilige l’uso di colori naturali che ottiene utilizzando terre da lei stessa raccolte in giro, studiate e catalogate. Un lavoro concettuale dove l’ambiente naturale è in un certo senso punto di partenza e di arrivo allo stesso tempo, dove l’artista, demiurgo, supera il dualismo tra Natura naturans e Natura naturata.
Dalla questione ambientale alla questione di genere. Ecco un altro punto di collegamento tra le 5 artiste esposte, che a vario titolo si sono occupate di rivendicazioni e lotte per le pari opportunità sin dagli anni ’70. Al di là dell’impegno profuso per tutta la vita dalla Bentivoglio per sostenere le donne artiste (iniziato a metà degli anni ’70 con una serie di mostre al femminile e culminato con la grossa donazione di oltre 450 opere al Mart nel 2014) anche Clemen Parrocchetti nel gruppo Immagine, Nedda Guidi nella cooperativa Beato Angelico, come le due artiste brasiliane Rosana Paulino e Anna Bella Geiger hanno avuto un ruolo fondamentale nella lotta e nella denuncia della discriminazione che fosse in base al sesso o in base alla razza. La loro testimonianza è decisiva nella riconferma del ruolo sociale dell’arte che oggi più che mai, deve fungere da monito e campanello d’allarme super partes, riportando l’attenzione su questioni e problematiche non più procrastinabili.