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FRANCA SONNINO

Ho conosciuto Franca Sonnino nel 2007 grazie a Mirella Bentivoglio, in occasione della mostra Pagine Immagine. Nel 2010 l’ho invitata a esporre due opere nella mostra Venti libristi, curata dalla stessa Bentivoglio per la galleria Cortese & Lisanti. Negli anni la nostra collaborazione si è intensificata e nel 2019 ha preso parte alla mostra Threading Spaces, curata da me per Repetto Gallery; da allora Franca Sonnino è entrata a far parte della scuderia della galleria londinese e a essere presente con suoi lavori nelle maggiori fiere internazionali. Il mio impegno per la promozione del suo lavoro si svolge attraverso un piano pluriennale articolato comprendente differenti progetti curatoriali espositivi ed editoriali, l’individuazione di partnership, la progettazione e la gestione dei suoi profili social e del suo sito web, la creazione e la gestione del suo archivio.

Da sinistra: Luigi Scialanga, Franca Sonnino, Mirella Bentivoglio, Maria Lai, 1980

Io con la famiglia Sonnino e i Repetto

Franca Sonnino nasce a Roma nel 1932. Dopo essersi laureata in lettere inizia, nei primi anni ’70, il suo percorso artistico dedicandosi alla pittura sotto la guida di Maria Lai. Di lei Franca ricorderà:

“Mi rivolsi a Maria per prendere lezioni di disegno. Inizialmente
si dimenticava sempre di quella promessa, la dovevo inseguire… Poi abbiamo iniziato piano piano. Però non mi piaceva tanto disegnare. Lei mi disse che non era fondamentale saper disegnare. Smisi e cominciai a lavorare con le mani, con il filo che usavo molto per fare la maglia. Ho capito che, partendo
da quella materia che mi era già familiare, potevo fare tante altre cose.”

Il filo, già presente come soggetto dei suoi quadri, diventerà presto il suo medium privilegiato sostituendo definitivamente, dalla fine degli anni ‘70, il pennello. A tal proposito Mirella Bentivoglio scrive:

“Franca Sonnino è un’artista che sente lo spazio e, pur usando un medium minuto come il filo, “ fa largo”. Questa artista riscatta la domesticità del filo nell’ampiezza del contesto in cui lo inserisce; ha fatto mattoni di filo, e muri di questi mattoni, quasi a sfida di un’assenza millenaria della donna – la tessitrice – dalla costruzione della casa, che fu la sua prigione e il suo regno.”

Muro appeso al chiodo, 1982
Place Vendôme, 1987

Il lavoro di Franca Sonnino non segue rigorose regole matematiche ma è dettato piuttosto da una spinta poetica interiore, legata a un impulso emotivo irrazionale ma al tempo stesso sensoriale. La storica dell’arte Franca Zoccoli sintetizza così:

“Le opere della Sonnino giungono a compimento per lenta progressione, con una crescita organica, segmento dopo segmento, maglia annodata dopo maglia. Come i prodotti di natura, ricusano gli astratti rigori euclidei, non sono mai regolari o perfettamente simmetriche.”

Libro nero e Libro con scrittura, Artissima, Torino, 2020
Campi coltivati 2, 1988