Ho conosciuto Franca Sonnino nel 2007 grazie a Mirella Bentivoglio, in occasione della mostra Pagine Immagine. Nel 2010 l’ho invitata a esporre due opere nella mostra Venti libristi, curata dalla stessa Bentivoglio per la galleria Cortese & Lisanti. Negli anni la nostra collaborazione si è intensificata e nel 2021, quando ho aperto con Francesco Petillo ad Atene la galleria Gramma_Epsilon, Franca è diventata una delle artiste di punta della galleria. Nel 2022 ho curato con Simona Campus una sua grande antologica, Franca Sonnino_Il filo il segno, lo spazio dislocata in due sedi: Il MUACC di Cagliari e Gramma Epsilon Gallery di Atene.
Nel 2023 Franca tiene una personale nella galleria Jochum Rodgers di Berlino ed è presente nella mostra Le dee perdute e ritrovate curata da me e Rosanna Ruscio per la Biennale di Mdina (Malta) e in numerose altre rassegne al MUAM di Gubbio, Gramma_Epsilon e Mouzakis Butterfly Factory di Atene. Nel 2024 suoi lavori sono in mostra ad Artissima nel progetto The different revolution.
Franca Sonnino nasce a Roma nel 1932. Dopo essersi laureata in lettere inizia, nei primi anni ’70, il suo percorso artistico dedicandosi alla pittura sotto la guida di Maria Lai. Di lei Franca ricorderà:
“Mi rivolsi a Maria per prendere lezioni di disegno. Inizialmente
si dimenticava sempre di quella promessa, la dovevo inseguire… Poi abbiamo iniziato piano piano. Però non mi piaceva tanto disegnare. Lei mi disse che non era fondamentale saper disegnare. Smisi e cominciai a lavorare con le mani, con il filo che usavo molto per fare la maglia. Ho capito che, partendo
da quella materia che mi era già familiare, potevo fare tante altre cose.”
Il filo, già presente come soggetto dei suoi quadri, diventerà presto il suo medium privilegiato sostituendo definitivamente, dalla fine degli anni ‘70, il pennello. A tal proposito Mirella Bentivoglio scrive:
“Franca Sonnino è un’artista che sente lo spazio e, pur usando un medium minuto come il filo, “ fa largo”. Questa artista riscatta la domesticità del filo nell’ampiezza del contesto in cui lo inserisce; ha fatto mattoni di filo, e muri di questi mattoni, quasi a sfida di un’assenza millenaria della donna – la tessitrice – dalla costruzione della casa, che fu la sua prigione e il suo regno.”
Il lavoro di Franca Sonnino non segue rigorose regole matematiche ma è dettato piuttosto da una spinta poetica interiore, legata a un impulso emotivo irrazionale ma al tempo stesso sensoriale. La storica dell’arte Franca Zoccoli sintetizza così: